Il mercato automobilistico cinese si conferma un attore di primaria importanza a livello mondiale, non solo per l'avanzamento tecnologico in settori come l'elettrificazione e i sistemi avanzati di assistenza alla guida, ma anche per la sua capacità di mantenere in vita alcune tipologie di carrozzeria che altrove sono in declino. Tra queste, la berlina spicca come un vero e proprio simbolo di prestigio e successo, spingendo le case automobilistiche a continuare la produzione di modelli che in altri mercati hanno visto un forte calo delle vendite. Questa peculiarità del mercato cinese evidenzia come le dinamiche culturali e le percezioni sociali influenzino profondamente le scelte dei consumatori e le strategie dei produttori a livello globale.
Nel 2024, il vasto mercato cinese, inclusivo di Hong Kong e Taiwan, ha assorbito oltre la metà delle vendite globali di berline, registrando un totale di 7,89 milioni di unità, con un incremento dell'1%. Questo dato sottolinea l'eccezionale resilienza e la preferenza duratura per le berline in Cina, dove continuano a essere percepite come un segno distintivo di elevato status sociale, indipendentemente dal sistema politico ufficiale. A differenza dei produttori europei e americani, che hanno gradualmente ridotto l'offerta di berline a favore dei SUV, le aziende automobilistiche cinesi mantengono un'ampia produzione di questi veicoli.
Il secondo mercato più rilevante per le berline è stato quello composto da Stati Uniti e Canada, con 2,63 milioni di unità vendute e un aumento dell'1%, dimostrando una nicchia di mercato ancora vivace. L'Europa, sorprendentemente, si classifica solo al quinto posto, preceduta da Medio Oriente (1,15 milioni, inclusivo dell'Iran) e America Latina (921.000). Questo disallineamento evidenzia le differenze nelle preferenze dei consumatori tra i vari continenti, con gli europei che privilegiano storicamente hatchback, station wagon e, in misura crescente, i SUV.
Analizzando i dati dei principali mercati mondiali nel 2024, alcuni paesi presentano una quota di mercato delle berline particolarmente elevata. L'Uzbekistan guida la classifica con il 60%, seguito da Algeria (48%), Egitto (47%), Arabia Saudita (46%), Iran (46%), Azerbaigian (41%), Malesia (36%), Bahrein (33%), Cina (33%) e Tagikistan (33%). Questi numeri riflettono un'affinità culturale e pratica per le berline in diverse regioni del mondo.
Per quanto riguarda i produttori, Toyota ha mantenuto la sua posizione di leader nel segmento delle berline nel 2024, con quasi 2 milioni di unità vendute, nonostante un calo del 7% dovuto alla crescente popolarità dei suoi SUV. Anche il Gruppo Volkswagen ha registrato una diminuzione del 4%, attestandosi a 1,82 milioni di unità. In netto contrasto, i marchi cinesi hanno mostrato una crescita robusta: BYD si è classificata al terzo posto con 1,51 milioni di berline vendute (un impressionante +78%), Geely al settimo con 919.000 unità (+36%), mentre Changan e Chery hanno visto i loro volumi aumentare rispettivamente del 19% (312.000 unità) e del 60% (298.000 unità).
La classifica dei marchi di berline più venduti nel 2024 vede Toyota in testa con 1,75 milioni di unità, seguita da BYD (1,51 milioni) e Volkswagen (1,33 milioni). Altri attori significativi includono Nissan (974.000), Honda (938.000), Hyundai (862.000), Mercedes (691.000), BMW (587.000), Tesla (560.000), Geely (528.000), Chevrolet (514.000), Kia (474.000), Audi (461.000), IKCO (295.000), Hongqi (251.000), Lexus (247.000), Changan (236.000), Suzuki (223.000), Chery (213.000) e Saipa (174.000).
Questa persistenza del mercato cinese per le berline ci insegna che le tendenze globali non sono sempre uniformi e che le radici culturali e sociali possono avere un impatto significativo sulla domanda di prodotti. Mentre in occidente i SUV dominano, in Cina la berlina continua a simboleggiare un'eleganza e un prestigio intramontabili. Questo dovrebbe spingere i produttori a non sottovalutare l'importanza della diversificazione e dell'adattamento ai gusti locali, piuttosto che imporre un modello unico. La lezione è chiara: la globalizzazione non annulla le specificità, ma le valorizza, offrendo opportunità a chi sa coglierle.